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Josè Campana, CEO & Founder del gruppo JC Management ®, intervistato da Federico Sbandi per Forbes Italia

Forbes Leader Digital è la rubrica video dell’omonima (e famosissima) rivista americana di economia che valorizza la storia e la visione dei leader del digitale in Italia. Protagonista della 18esima puntata, condotta da Federico Sbandi, è stato José Campana, business developer nel settore Fintech che nel 2018 ha fondato la JC Management, società di consulenza che lavora con banche, crypto e società di Network Marketing. Una storia di successo, che è iniziata quando, all’età di 14 anni, José ha sviluppato un percorso in società di Network Marketing che gli hanno permesso di raggiungere risultati e contatti con i quali ha sviluppato una fotografia completa di come si stesse evolvendo il settore. Oggi il modello di business che lui e le sua società promuovono è basato su una consulenza che integra crypto e online marketing a livello internazionale.

Quello che la tua azienda offre è un pacchetto flessibile di servizi di consulenza che hanno particolarità tecniche ma anche geografiche: che progetto è?

JC Management si occupa di aiutare società medio strutturate e big corporate nel settore Fintech che vogliono creare nuovi servizi. Noi, da sviluppatori di business quali siamo, guidiamo queste aziende nel processo di ricerca di nuovi percorsi per acquisire nuovi clienti, per costruire strategie di acquisizione di contatti e, infine, per migliorare la crescita aziendale, il tutto allo scopo di rivoluzionare l’industria crypto e Fintech, nonostante sia una realtà agli albori (e noi, in questo siamo stati precursori dotati di un vero e proprio cannocchiale per guardare lontano, nonostante la poca informazione e nonostante gli scetticismi). Lo facciamo da diverse sedi in tutto il mondo, tra cui Dubai, dove oggi vivo.

A proposito di Dubai, quando ti sei trasferito all’estero quali ragioni hai avuto e quali i tratti caratteristici oggi di questa città?

Quando cambi casa tutto cambia di conseguenza: dico sempre che, per quanto possiamo essere forti, l’ambiente intorno a noi è più forte, ti cambia, ti influenza, ti fa crescere. Il motivo del mio trasferimento è da ricercarsi nella nicchia in cui lavoro, quella Fintech appunto: oggi gli Emirati Arabi hanno stretto importanti rapporti con il settore crypto valutario e finanziario e stanno cercando di costruire quello che 100 anni fa è stato costruito a Wall Street. Qui, poi, l’altro fattore differenziante è quello di avere la grande opportunità di incontrare reti di persone interessanti e, con loro, allacciare rapporti. Oggi il business è legato unicamente alla rete, alla connessione con altre persone: non serve quasi più fare advertising, basta andare a cena con le persone giuste e si creano nuove opportunità di business.

Il tema del networking, che è focale, è esploso con il digitale. Però resta il fatto che saper sviluppare relazioni è una vera competenza: hai sempre avuto questa attitudine?

Se parli con persone che mi conoscono da più di 10 anni, tutti ti possono dire che non sono nato con la soft skill di fare networking. Eppure, ho capito che, nell’epoca in cui viviamo, era qualcosa che dovevo assolutamente sviluppare, anche rispetto alle evidenti difficoltà che, da bambino, avevo nel relazionarmi con gli altri. Per questo l’ho acquisita, soprattutto nell’industria del Network Marketing, che amo molto e che mi ha permesso di entrare nella vita di altre persone, crescendo in quello che oggi si chiama il business delle relazioni.

A proposito di Network Marketing, hai accennato al fatto che si tratta di un percorso che hai iniziato già all’età di 14 anni. Come mai, sin da così giovane, hai sviluppato la tua ambizione?

La risposta è molto semplice: tutte le persone nel Network Marketing si sentono dire che “tutti hanno fatto network”. Ed è proprio così: tutti l’hanno fatto, anche per sbaglio. La differenza è che questa industria per l’Italia è molto piccola ed è anche quella che porta l’immaginario collettivo a pensare che chi ce l’ha fatta è quello che ha disturbato amici e parenti, che ha dovuto dire di no, o che ha cercato di vendere qualcosa al proprio gruppo. Io per i primi 3 anni ero in apnea, ero sotto l’oblio, non riuscivo nemmeno a nuotare: questo perché nel paradigma italiano/occidentale non c’è bisogno di rivalsa come in altre nazioni, tipo l’India, dove invece il Network Marketing non subisce la pressione che c’è da noi in Italia. Di certo non ho mai avuto questa grinta, specie a 14 anni. Si dice sempre che ci sono due motivi per cambiare mindset: o l’ispirazione o la disperazione e la mia era principalmente la seconda, in quanto all’epoca ho avuto gravi problemi famigliari a causa della mancanza di denaro. E così, all’età di 13 anni, ho iniziato a cambiare città, avrò fatto 8 o 9 traslochi in giro (cambiando anche scuola e amici), frangente, questo, che mi ha turbato ma che allo stesso tempo è stato quel perché che mi ha permesso di iniziare a costruire le mie skills nel Networking, mattoncino per mattoncino.

Per il modo in cui parli, è evidente che le cose non te le hanno insegnate a scuola, ma le hai imparate sul campo. Ora, ribaltiamo la prospettiva: immagina di avere davanti a te una classe di futuri manager del settore crypto. Che cosa insegneresti loro?

E’ vero, quello che sono non è di certo dovuto a una formazione tradizionale: da ragazzino, in seconda superiore, quando ho iniziato a fare business, ho deciso di mollare la scuola perché avevo capito che potevo basare la mia carriera e la mia vita sulle infomazioni e non sul titolo. Non solo io so, ma io so e applico e per la mia indole di andare a prendermi le informazioni, senza aspettare che qualcuno me le dia, ho deciso di prendere una nuova strada, mollando quella vecchia. Se dovessi avere una classe vorrei dirle che le informazioni cambiano la prospettiva e cambiano il gioco di come portare a casa il risultato. Lo dico perché imparare a prendere le informazioni piuttosto che imparare ad avere pazienza che gli altri te le diano fa la differenza nella tua potenzialità e nella tua crescita e questo è stato il mio fattore differenziante. Perché nel settore crypto? Perché credo che il mercato delle crypto sia libero e la libertà mi ha permesso di uscire dagli schemi lineari che tutte le persone continuano ad avere, sono state strutturate quasi per gioco e attraverso la comunità (e dunque senza il controllo delle istituzioni) sono diventate il denaro delle persone. La cosa bella che le crypto ci insegnano è la capacità di fare una cosa attraverso una strada alternativa, se davanti a te si pone un ostacolo. Dunque, pensare all’obiettivo e non al percorso per raggiungerlo: la differenza la fa il tempo in cui si raggiunge il risultato.

Ci siamo trovati a confrontarci sulla differenza tra le persone che pensano e quelle che fanno: di cosa si tratta? E, soprattutto, che tipo di impatto José vuole avere sul mondo?

Noi non siamo creati, programmati, progettati per fare ma per pensare a una soluzione: il perché ho scelto questo settore, combinando Fintech, online marketing e crypto, è per dare la possibilità innanzitutto a me stesso di pensare. Nel corso degli anni, quando ero sotto l’oblio, ero concentrato sul fare: quando ti accade è un po’ come quando sei in autostrada e, in un rettilineo, spingi sull'acceleratore; attorno a te vedi sfocato e questo accade perché sei concentrato a fare, altrimenti rischi la vita. E questo succede anche nella vita di tutti i giorni: tutte le persone che sono focalizzate a fare si ritrovano dopo 30/40 anni con un pugno di niente in mano perché erano concentrate a fare. Le cryptovalute sono lo strumento che ci permette di costruire la nostra libertà per permetterci di pensare. Quello che mi sento di lasciare ai posteri è proprio questo concetto: la possibilità di sviluppare soluzioni per poter fare esplodere un mercato e una nazione e per permettere alle persone di pensare, processo che permette davvero di raggiungere il benessere.

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